Category Cambiamenti Climatici

Digital Venice – #digitalvenice more Digital, more Europe

MR Energy Systems interverrà a Digital Venice, il 10 luglio alle ore 14.30, presso il Telecom Italia Future Centre, con una presentazione all’interno della sessione: “Le Camere di Commercio per l’Agenda Digitale” dal titolo:

Smart objects, smart metering: sostenibilità e digitalizzazione delle performance

La sostenibilità ha bisogno di metriche, e indicatori di performance. Misurare le performance richiede la digitalizzazione di informazioni fisiche. Una breve analisi dei trend correnti che uniscono sostenibilità e ICT.

Al termine, verrà presenato ufficialmente al pubblico il nuovo portale di formazione ‘MR Energy Academy‘, realizzato da MR Energy Systems grazie anche al contributo iniziale della Camera di Commercio di Venezia, che ringraziamo, che ha finanziato le attività iniziali di sviluppo del concept grafico e alcune traduzioni riconoscendo a MR Energy Systems il premio ‘Imprese Creative’.

Il portale dell’evento DIGITAL VENICE: Digital Venice – #digitalvenice more Digital, more Europe

Il programma esteso dell’evento: http://www.ve.camcom.gov.it/default.aspx?cod_oggetto=10153733

Articolo su Corriere delle Comunicazioni: http://www.corrierecomunicazioni.it/digital-venice/28524_la-camera-di-commercio-l-innovazione-e-nel-dna-della-citta.htm


Intervento ad Ecomondo 2013 – “Schemi di certificazione: Carbon Footprint, LCA, Environmental Product Declaration”

MR Energy Systems ad Ecomondo 2013 con un intervento che illustrerà all’audience in quale modo sia possibile valorizzare commercialmente i propri prodotti, raggiungendo allo stesso tempo importanti risultati in termini di riduzione degli impatti ambientali.

06/11/2013 – 14:30 -17:00  Memo
Luogo: Sala Girasole Hall Est lato pad.D7
CITTA´ SOSTENIBILE – Convegno

Edilizia Materiali Qualità Certificazione

A cura di GreenProducts

Ottimizzare il rapporto fra edificio, energia, ed ambiente, rientra nelle finalità dei vari protocolli di qualità e certificazione, conseguentemente i singoli materiali impiegati nella costruzione devono corrispondere a determinati requisiti di sostenibilità.

Programma
Ore 14.00 | Registrazione
Ore 14.30 | Inizio lavori
Prospettive e scenari futuri della certificazione LEED
Mario Zoccatelli – Presidente GBC Italia
Schemi di certificazione: Carbon Footprint, LCA, Environmental Product Declaration
Mauro Roglieri – MR Energy Systems srl – Consigliere GBC Italia
L´evoluzione e la scelta dei materiali nei grandi cantieri LEED
Stefano Ferri – Presidente Polistudio – Consigliere GBC Italia
Qualità Ambientale Interna: requisiti per i materiali basso-emissivi
Francesco Balducci – Responsabile di Laboratorio  Cosmob SpA
La progettazione e scelta dei materiali secondo i criteri di certicazione LEED
Fabio Betti – GreenProducts
Il portale dei materiali per l´edilizia certificata
M. Paolo Semprini . GreenProducts

Ore 17.00 Discussione e Chiusura dei lavori


Le due settimane di DOHA

E’ inziata il 26 novembre e si concluderà il 7 dicembre, la COP18, 18ma conferenza dei 195 Paesi membri della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite (UNFCCC.int).

Dal 1992, anno della Conferenza sulla Terra di Rio de Janeiro, i Paesi del mondo hanno deciso di siglare un trattato internazionale, l’UNFCCC, per studiare insieme cosa fare per limitare l’aumento medio della temperatura globale, e i cambiamenti climatici che ne derivano, e per mettere in atto misure di adattamento alle inevitabili conseguenze. La convenzione è entrata in vigore il 21 marzo del 1994.

Durante la terza conferenza delle parti (COP) dell’UNFCCC, la COP3, tenutasi a Kyoto nel 1997, i Paesi hanno adottato il Protocollo di Kyoto, un patto vincolante che obbliga i Paesi più sviluppati a degli obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti. Il primo periodo di applicazione del protocollo è iniziato nel 2008, e terminerà proprio quest’anno, al 31 dicembre 2012.

Alla COP17, tenutasi a Durban nel 2011, i Governi dei Paesi che hanno ratificato il Protocollo di Kyoto, hanno deciso l’avvio di un secondo periodo di applicazione del Protocollo, dal 2013 in avanti, che potrà durare 5 oppure 8 anni.

Durante queste due settimane a DOHA, sono tre i lavori principali che dovranno essere portati avanti:

Protocollo di Kyoto. Nonostante la decisione di Durban di avviare una seconda fase del protocollo, basato su un meccanismo di mercato che consente di negoziare le emissioni, molti ostacoli continuano a limitarne l’efficacia, come ad esempio il fatto che US e Canada si sono sfilati dalla seconda fase, o per il fatto che i Paesi in via di sviluppo non paiono favorevoli a vederlo come un meccanismo che li conduca efficacemente alla riduzione delle loro (tante) emissioni, garantendo la crescita economica che li porti a un livello di reddito pro-capite assimilabile a quello dei Paesi più sviluppati.

Long term Cooperative Action (LCA), una discussione avviata a Bali nel 2007, alla ricerca di nuove modalità di cooperazione a lungo termine, che ha generato idee come il Green Climate Fund, o il Nationally Appropriate Mitigation Action (NAMA), oppure il New Market Mechanism (NMM) e più recentemente il Framework for Various Approaches (FVA). Tanti acronimi ma nulla di realmente ‘fattibile’ singolarmente, tant’è che l’attesa per DOHA è che queste iniziative vengano, se non archiviate, declassate ad approfondimenti tecnici.

Infine, quella che forse è la discussione più attesa a DOHA, ovvero la Durban Platform for Enhanced Action (e la relativa discussione ‘Ad hoc Working Group on Durban Platform for Enhanced Action’, ADP). La piattaforma è un accordo, non vincolante, che ogni Paese, indistintamente dalle sue condizioni di sviluppo economico, dichiari un obiettivo di riduzione delle emissioni. Nonostante, a differenza del Protocollo di Kyoto, non vi siano appunto obblighi e sanzioni, la piattaforma di Durban supera il concetto di ‘trattamento differenziato’ per Paesi più o meno sviluppati, e questo è di per sè un grande passo avanti. I tempi previsti, purtroppo, sono di raggiungere un accordo su queste basi entro il 2015, e ratificarlo entro il 2020. Questi tempi non sembrano compatibili con l’obiettivo di contenere il surriscaldamento globale entro i 2°C, come ripetutamente hanno fatto notare in diversi studi l’International Energy Agency, la World Bank, PWC e altri.

Riassumendo, i risultati minimi della conferenza di DOHA, dovrebbero essere:

  • consolidare la decisione di portare a chiusura e compimento il protocollo di Kyoto al 2020
  • terminare la discussione sull’LCA, spostandone le migliori componenti (Il Green Carbon Fund e il Technology Executive Committee) all’interno dell’ADP
  • definire un programma di lavoro chiaro per l’ADP, avendo come priorità la definizione di un nuovo impegno globale con l’ausilio di un mercato globale del carbonio

Il tutto in sole due settimane. Sicuramente i circa 10.000 delegati dei 195 Paesi non avranno di che annoiarsi.

Fonti: unfccc.int “DOHA Climate Change Conference”, David Hone “Expectations for COP18 in DOHA”, Carlo Carraro “AAA cercasi nuova architettura politica per il clima”.

 

 

 


Nuovo piano Nazionale per la riduzione delle emissioni al 2020

Il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini ha presentato al Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) il Piano per la riduzione delle emissioni al 2020 per l’Italia, incardinato negli obblighi europei e nella strategia Ue al 2050.
Le misure, presentate in forma di delibera al Cipe e illustrate dal ministro nel corso della riunione del Mef a Roma, prevedono l’istituzione di un catalogo di tecnologie, sistemi e prodotti per decarbonizzare l’economia italiana; l’introduzione della carbon tax (risorse a potenziamento del Fondo per Kyoto); l’efficientamento energetico, la generazione distribuita e lo sviluppo di reti intelligenti per ‘smart cities’; l’eco-edilizia ed estensione fino al 2020 del credito di imposta (55%) per investimenti a bassa CO2 in economia; infine la gestione del patrimonio forestale sia come serbatoi di cattura della CO2 sia per la produzione di biomassa e biocombustibili.
Obiettivi, questi, “che si sposano con l’ innovazione tecnologica – ha spiegato Clini – con il cambio delle filiere di produzione e che, peraltro, mettono l’ economia europea in grado di competere con l’ economia degli Stati Uniti, dell’ India, della Cina e del Brasile, che stanno investendo tantissimo nelle nuove tecnologie a basso contenuto di carbonio”.
Le proposte rientrano nell’ ambito del Piano nazionale per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica e degli altri gas serra per il rispetto, da parte dell’ Italia, del pacchetto Ue clima energia (20-20-20).

[Fonte: Minambiente]